• Pubblicata il
  • Autore: Lensflare
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Meriggiare Estivo - Ragusa Trasgressiva

Un meriggiare estivo, di quelli assolati, nei quali gli unici rumori che si odono sono quelli della fauna mediterranea, dei volatili che cinguettano, le cicale, l'impercettibile svolazzare delle farfalle di campo... profumo di roccia tufacea, virgulti di vite, ipomea e salici piangenti, incorniciano una scenetta dipinta a tinte pastello, sfocata dal calore che sale dalla terra, dalla leggera umidità dell'erba che respira nell'aria di Giugno... una panca di travertino, due amanti avvinghiati, fusi nel meriggiare assorto, mani che si muovono convulse a cercare brividi che scorrono audaci sotto la seta leggera che fascia i corpi caldi e ansimanti...
occhi negli occhi, labbra incollate sulla pelle, sapori e profumi che si mescolano, respiri spezzati da sussurri.... un cielo terso e malinconico si sposta di lato, leggermente velato a tratti da qualche cirro rarefatto, solcato dalle scie degli aviogetti così alti, così distanti da far rimanere trasognati ad immaginare chissà quali mète lontane...
lontano lo scorrere di un ruscello fa da sottofondo al rumore delle vesti che si stropicciano, al dolce suono dei baci che i due amanti si scambiano all'ombra del pergolato, dove i grappoli di glicine in fiore creano una parentesi indaco tutto intorno...
due dita esitanti sfiorano il collo di lei, in quel punto dove, dietro l'orecchio, i capelli fanno una lieve vertigine, arricciandosi come fossero le radici della sua anima in cerca delle terminazioni del piacere terreno, suscettibili e sensibili al tocco leggero del proprio amante. E mentre questa carezza pian piano le apre le porte dell'eros, la sua mano dietro la nuca di lui lo tiene a sè, come ad accertarsi che non possa lasciare ora quell'istante di pura magia, nel quale il miracolo della sensualità si sta realizzando ancora una volta...
i minuti si sgretolano come granelli di sabbia tra le loro dita. una meridiana di giada proietta la sua ombra netta come se fosse immobile, dichiarazione del tempo stesso a voler rimanere fermo, immobile, mutato.
minuti ed ore, come fossero giorni, mesi ed anni... impercettibili nel loro costante mutamento, impercettibili nell'aria come impercettibile è quell’indefinito di chimica che emana dai due corpi oramai seminudi, oramai bollenti di ardore carnale, oramai estranei al mondo esterno, assopito ed inerte...
le labbra bramose abbracciate alle altre, un bacio che non lascia terreno al respiro... una mano ora scorre nella valle dei seni chiari, accarezzando la pelle eccitata, sfiorando le curve dolci e morbide che lei gli offre protendendosi in avanti, inarcando la schiena con la naturalezza con la quale un girasole si volta verso l'astro che dà la vita...
sotto le sue dita il soffice manto copre il battito del cuore, accelerato dal desiderio, risvegliato da quei movimenti, eccitato dalla sensazione dei propri capezzoli che iniziano a inturgidirsi, mentre lentamente le sue mani li sfiorano, ci giocano, iniziano ad essere intraprendenti e impertinenti.
lei si abbandona completamente, plagiata e ancora un pò turbata dall'audacia di queste mani che frugano il suo corpo, indispettita remotamente ma così avidamente compiacente delle sensazioni che il suo corpo le risponde al tocco sapiente e romantico delle mani di lui...
si abbandona e rimane a tratti immobile, come ad attendere le intenzioni del suo uomo, a studiarne i movimenti, a cercare di comprenderne le intenzioni... inconsciamente pronta a farsi prendere, intenta a baciarlo, ad assaporare i suoi baci che come il mare sul bagnasciuga, a volte sono dolci e appena accennati, come fossero timidi approcci a sfiorare le sue labbra, ed a tratti improvvisamente si fanno impetuosi, la soggiogano, entrano in lei insieme al sensuale movimento della lingua che abbraccia la sua, la rende prigioniera, e la fa sentire presa, ostaggio del suo vigore, preda del suo ardore.
lui è consapevole di questa condizione, è a sua volta vittima e carnefice di una battaglia di sensi, preso tra due fuochi perso nei meandri di un istinto che deve tenere soffocato, ma piacevolmente abile nel prolungare questi suoi tempi che la condizione animale vorrebbe invece possenti ma precursori, come un esplosione di virilità improvvisa che si scontra con la femminilità latente della propria anima.
entrambe le sue mani sui suoi seni, mentre lei si piega da un lato, descrivendo una ellisse immaginaria con le spalle, poggiando la schiena sul muro fresco, la testa reclinata all'indietro, lui scivola di qualche centimetro, le sue labbra assaporano la sua pelle, scivolando sul collo teso, la bacia intensamente, spostandosi pian piano verso quel punto, quella vertigine dietro l'orecchio, una mano scivola dietro la sua schiena, la sorregge mentre lei comincia a cedere alla tentazione, si lascia andare, la sua schiena perde l'appoggio, lui la sostiene...
un gemito leggero esce dalle sue labbra, i suoi seni sono soggiogati dalla mano del suo amante... i brividi selvaggi scendono da dietro il collo, prendono la nuca e giù attraverso il ventre, incontrando un corpo che dà tutti i segnali di essere pronto, disponibile, bramoso di farsi prendere, di sentirsi amato, posseduto... con gli occhi socchiusi scruta il suo amante perso nell'esplorazione del suo sapore, mentre accarezza ancora i suoi seni, sempre più intensamente, completamente coinvolto nel suo amare così semplice, così profondo... con gli occhi socchiusi si compiace nel suo intimo di quale potere sconvolgente abbia su di lui, di come il suo abbandonarsi alle sue avances le dia tali sensazioni, ed i suoi pensieri si fondono con le emozioni, estraniandola completamente dalla realtà, preparando la strada al più grande enigma della vita, il piacere femminile...
lui la abbraccia convulso, le reazioni di lei al suo tocco sono imperscrutabili, la sente irrigidirsi, poi allentare la tensione, a tratti perdersi tra le sue mani e poi riprendersi, spostarsi, poggiarsi e stringerlo... sente le mani di lei accarezzargli le spalle, prendergli il viso, attraendolo a sè, poi le sente scorrere sul petto, sui fianchi e dietro la schiena, sempre cosi fantasticamente delicate, sempre cosi maledettamente sensuali... lui la sente abbandonarsi a lui, riflettere i suoi pensieri, la sente dentro, entrargli dentro e ne rimane affascinato...
la sente gemere, di nuovo spostarsi, avverte i brividi, sente i suoi messaggi di risposta alla sua audacia impertinente, sente che i suoi tentativi sono accolti, vuole averla...
tutt'intorno il mondo rimane come immobile, rare brezze soffiano svogliate, spostando a malapena qualche foglia, rincorrendosi tra i rami degli alberi, mentre il rombo sommesso di un aeroplano lontano riempie l'aria ronzando in sottofondo... una colonia di formiche crea una fila da un buco nel terreno, dirette chissà dove, perdendosi nel prato, inconsapevoli comparse nel gran miracolo della vita che si compie. Un miracolo, l'alchimia di due corpi che si uniscono, un miracolo, il sentimento che avvolge due anime, le difese naturali che si abbassano, i muri che crollano, le emozioni che divampano come quando il sole, appoggiato, disteso sull'orizzonte, incendia l'aria circostante, lambendo fiamme che inghiottono montagne, valli e lo sconfinato mare, creando arabeschi di colori caldi, avvolgenti, come schizzi di un dipinto ad olio della più alta scuola rinascimentale, ricreando le cromaticità autunnali nella troposfera.
i due amanti sono lì, intrecciati come giunchi di vimini, intrisi di questo miracolo e compartecipi del fuoco che li sta consumando, alimentando lo stesso con il loro ardore carnale, passionale canto silente libero come un anatema urlato in faccia alla vita. persi in se stessi, ritrovati nell'intimo come fratelli di sangue, intenti nello stringere il patto ancestrale che li unirà nell'istante, scoprendoli nudi davanti alla realtà pura e lussuriosa della sensualità terrena.
i due amanti sono lì, complementari ad un disegno che portano marchiato a fuoco nei propri destini, due parti di un insieme che sarà maggiore della somma delle loro singole esistenze, un insieme che sarà per un istante possente e devastante come un tuono, come la luce fragorosa di un lampo che squarcia l'oscurità di una notte di tempesta, sfavillante e spavalda nel suo quasi irrispettoso irrompere nelle tenebre, spaccando in due il piano dell'oscurità, allargando con le mani il sipario gotico del cielo straziato dalla notte, affacciandosi per poi sparire rapidamente com'è apparso, lasciando nell'aria null'altro che la sensazione di qualcosa di forte, aria elettrica e battito di cuore, mentre la pioggia riprende solitaria la scena, e tutto ciò che si ode è il suo scrosciare continuo e inarrestabile...
ma il meriggio è ancora caldo e secco, il sole ancora alto ad irraggiare la porzione di mondo in cui le loro labbra sono tornate a stringersi contro, in un bacio che si fa affannato, intenso, che come brace arde di fulgida luce e si consuma, li consuma in un abbraccio di umori, odori, sapori che avidamente si cercano l'un l'altro con forza, dolcezza, con spietata ricerca di sollievo alla sete di piacere...
lei sente dentro di se di perdere il controllo, avverte la paura di farlo, sente l'istinto di riprendersi e mantenere il controllo, ma ancor più forte sente il piacere lascivo dell'abbandono, ed a piene mani dona la sua fiducia al suo uomo, ogni resistenza latente viene pian piano fiaccata, fisicamente scivolando sul travertino liscio, sentendo le irregolarità frastagliate della pietra sotto le natiche, scivola in avanti, mentre lui avverte la sua eccitazione farsi intensa, sente il suo respiro diventare a tratti intermittente, mentre la sorregge con una mano dietro le spalle, e inizia a baciarle i seni, spostando le sue labbra a seguire le curve e i dolci declivi di quelle piccole colline di seta, gioca con i suoi capezzoli eccitati, baciando e succhiando, assaporando la pelle, entrando in contatto con quei brividi che ora la percorrono come svuotandola di ogni organo non collegato al piacere, pervasa da mille scuotimenti, contorcendosi sotto l'impulso di donarsi completamente al demone che la sta plagiando cosi spudoratamente, piena di se stessa e di lui...
la bacia intensamente, giocherellando con la lingua tra i seni, intorno alla rosa dolce che abbraccia i capezzoli, accarezzandole i fianchi, le braccia, esplorando ogni centimetro di pelle con la sua bocca ardente di desiderio e traboccante di passione, la sorregge da dietro sentendola mancare, e continua ancora ed ancora a carezzare ora il ventre, ora la curva del seno che deriva verso i suoi fianchi..
lei lo abbraccia intorno al collo, gli carezza la nuca, affonda le sue dita tra i capelli di lui, è persa in quel momento, mentre sente il miele che comincia a lambire la sua pelle dall'interno, è consapevole che il suo corpo brama il suo amante, e lo sente spostare ad ogni carezza la mano più in giù, sfiorando l'interno coscia, spostandosi sul filo del pube, di nuovo sulle gambe, incerto eppure pienamente consapevole del suo intento, cosi Uomo e maschio nel tocco, cosi delicato nella sua intensità, farsi strada tra le sue gambe, in cerca del frutto proibito della sua femminilità...
pian piano tutti i rumori sembrano svanire, come se flora e fauna consapevoli del momento abbiano lasciato il posto ad un silenzio d'argento, tutt'intorno sembra non esserci più l'assorto brulicare della vita, i due amanti sono isolati in un mondo che si estrania, sono concentrati sul loro ansimare e sfiorarsi, persi sulla strada che conduce al Nirvana…
Lei è consapevole che la Divina Ruota sta girando nel senso giusto, e nulla potrà fermarla, ancestrali paure, antiche ammonimenti le risuonano nel dna di donna, combattuta sin dalla Genesi tra il proprio piacere ed il dolore che in lei sono imprescindibili l’un dall’altro. È consapevole di volerlo, è consapevole della purezza dei loro gesti, come anche è consapevole del peso di millenarie credenze, di millenari tabù, riecheggia in lei il suono di canti religiosi, profumo d’incenso e immagini sfocate di streghe bruciate sull’altare di una ipocrita e arrogante pretesa di falsa moralità…
Lei ascolta il suo uomo derivare verso la più totale completezza dei sensi, in lui trova il coraggio di ripudiare i pensieri delle convenzioni umane, delle catechesi avvizzite come pagine d papiro, che trasudano vecchiume e stantio valore. Sta cedendo, avverte la propria femminilità avere la meglio sul suo intelletto contaminato da mille contrazioni, nel momento esatto in cui le dita del suo amante finalmente giungono a sfiorare la sua intima regione, bagnandosi nel miele consacrato dall’estasi, provocando sensazioni lancinanti come del metallo che si lacera, come una sensazione di fuoco, e allo stesso momento di ghiaccio che si stacca, che fluttua esanime su di un mare di lava incandescente, una sensazione di calore freddo, di ghiaccio bollente, aria e acqua, cerchi di etere che inebriano la mente, la mano si trasforma in un felino che fa le fusa tra le sue gambe, esplora le sue intimità con sorriso beffardo, accarezzando con il suo morbido vello le sue intime labbra, e come un vulcano zampillare sente il sui piacere, che si allarga maestoso e imponente fino a smembrare il suo corpo, avvolgere le sue membra, svincolare la sua intimità dal resto del corpo, al punto da rendere l’intero corpo intimo in se stesso, l’intero corpo vibra all’unisono sotto il tocco delle dita di lui, che le bacia intensamente i seni, poi la bocca, in un intreccio di lingue che si abbracciano, si incontrano, spezzano il respiro che si fa ritmato, aumentando la frequenza, l’intensità, mentre ogni brivido si aggiunge all’altro creando un fronte d’onda che cresce quasi voglia sovrastare l’intero corpo…
Lui, il demone, l’amante, l’uomo, pazzo di desiderio, accecato di lussuriosa passione, assetato della sua donna, si è fatto tutt’uno con i suoi movimenti, tarati sui brividi di lei, automaticamente spinto verso il piacere di lei, sugge il sapore della pelle di lei, insistendo con i baci, morsi accennati sui seni, mentre la sua mano si fa strada nel suo intimo accarezzando le grazie oramai bagnate di miele di paradiso, seguendo i sussulti, i gemiti della sua amante, senza alcun pensiero nella sua mente che non sia incentrato sul corpo disteso donato da lei.
Lei con entrambe le mani gli tiene la testa, accarezzandolo sui capelli, sulla nuca, facendo scorrere i suoi brividi attraverso le dita direttamente a lui, infoiata di piacere e completamente abbandonata al suo giocatore che la tiene sotto scacco pigiando i tasti di comando del proprio corpo. Intensamente presa dalla lasciva danza del piacere, entrata completamente nel tempio della propria ardente femminilità, brama ora sentire il suo demone farsi strada dentro di lei, istintivamente vogliosa di dargli il suo intimo, di partorirlo di nuovo come un’altra donna fece a suo tempo con lui, per essere madre del piacere del suo uomo, per nutrirlo del suo corpo, per sentirlo bagnarsi completamente della sua intimità.. senza alcun indugio lo spinge dolcemente verso il basso, messaggio esplicito del suo desiderio di essere plagiata completamente, quelle mani lo afferrano con grazia e decisione, spostando la sua attenzione dai seni verso il ventre, più in giù, lungo il declivio che conduce alle porte della propria percezione…
Il meriggio sembra essersi incantato, tutt’intorno miraggi di calore avvampano il paesaggio rurale della campagna romana, sulle rocce qualche lucertola ferma sembra ipnotizzata, il ruscello continua imperterrito la sua corsa verso valle, serpeggiando tra i ciottoli e lambendo i ciuffi d’erba ai lati, ed il solo suono che rompe la monotonia della natura che fa indisturbata il proprio corso sono i gemiti di piacere dei due amanti che si fanno più intensi, la voce dolce di lei che convulsa esprime il godimento profondo, l’estasi nella quale sta lentamente immergendosi, guidando con le proprie mani fuori controllo la testa del suo amante che indugia tra le sue gambe, intento a dissetarsi del suo miele, baciando le sue grandi labbra, nell’istante in cui la lingua ha lasciato il posto al suo clitoride, piegandola sotto la pressione dei mille brividi devastanti che sconquassano i suoi sensi, fuoco e ghiaccio ancora, una passione che si fa colore, che si fa suono, i suoi occhi stravolti spalancati senza poter guardare, la bocca aperta senza emettere parola, un ritmico pulsare in un imprecisato punto del suo corpo che si è trasformato in un unico immenso universo di piacere carnale, ingoiando la sua anima, fagocitando la sua mente, completamente persa nei meandri di una continua convulsione delle proprie membra che più non controlla, che da sole si muovono sotto il comando del suo amante…
Stravolto di passione lui ha perso la sua strada, coinvolto in un dissetarsi che sembra non placare mai la sua sete, assaporando il miele di lei, è completamente soggiogato dai gemiti della sua amante, indugiando in un bacio profondo e maledettamente sensuale, in ginocchio davanti al paradiso, mentre accarezza con le mani i fianchi, il seno di lei, i glutei sodi, massaggiando dolcemente la sua preda, per farla impazzire, finalmente farla sentire donna, femmina e libera…
L’orgasmo devastante percuote il corpo di lei come una marea, riempiendola e svuotandola allo stesso momento, come una fonte che scaturisca da una roccia nuda, zampillante fresca acqua, impetuosa nel suo sgorgare, inebriante nel suo scorrere lungo le rive delle sue cosce, intermittente impulso, che toglie il respiro lasciando nella tempesta la sua anima di donna. Lui raccoglie il frutto dolce del piacere di lei, saziandosene nel suo essere uomo, demone e amante, precursore e futurista, nuovamente bimbo che sugge il nettare dalla sua madre, nuovamente animale in cerca di fluido vitale, nuovamente Uomo…
Pazza, coinvolta ma non ancor sazia del suo piacere, i suoi occhi implorano il suo uomo di entrare nel suo corpo, di renderla partecipe della sua virilità, di fondersi con lei in un abbraccio carnale, quell’abbraccio che crea la vita, che inizia il cammino miracoloso della genesi della vita stessa, così ancestrale nel suo enigma, così semplice nel suo gesto antico e sempre nuovo, così compartecipante, intimo e meravigliosamente puro.. cerca il suo uomo con lo sguardo, lo incontra, i due sguardi si incrociano in una frazione di secondo, trasognati, pieni l’uno dell’altro, mirabolanti parabole di pensiero che si librano nell’aria leggere e delicate, eppure così imponenti nella loro forza, due pensieri, due richieste di elegante lascivia che fluttuano tutt’intorno come un arcobaleno che si libra nell’aria scaturendo dal riflesso del sole diffratto dal gelido prisma delle loro anime…
Dolcemente lui sale verso la sua bocca, baciandola dolcemente, sapore nel sapore, dolcezza che si passano l’un l’altro, labbra che si sfiorano, vogliose ed audaci come la prima volta, braccia possenti che sorreggono un torace premuto con dolcezza sui seni di lei, mentre lentamente ed inesorabilmente lei si spinge verso il suo intimo, aprendo la strada al suo corpo, invitando l’entrata del suo demone attraverso i cancelli del suo luogo sacro, che come un lago di montagna nella stagione delle piogge, gronda desiderio terreno e celestiale emozione sussultando e cedendo nell’istante stesso in cui il suo amante si fa strada decisamente in lei..
L’unione primordiale, come la felce arborea ombreggia sui muschi aggrappati sulle rocce di una foresta pluviale, come la luna che passa davanti al sole occultandolo, fagocitando la sua forma, creando la corona di luce che riverbera sui deserti dell’emisfero boreale, come una supernova che collassa su se stessa, vinta dalla sua stessa massa, l’unione primordiale si compie magicamente nella calura di un meriggiare estivo, dove la natura tutt’intorno sembra non accorgersi della straziante danza rituale che si sta compiendo, brulicando di minuscola vita, svolazzante, strisciante, scorrendo attraverso i ciottoli senza pause verso la vallata.
Come in un bolero ipnotico lei si contorce ansimando sotto le spinte del suo amante, ora dolci e accompagnate, quasi sincopate come fossero tentativi estremi di accarezzare il suo corpo senza sfiorarlo con le mani, ora possenti e penetranti come le onde maestose di un mare in burrasca, le quali ti avvolgono, sfinendo la tua resistenza e volontà, portandoti arbitrariamente in direzioni opposte senza possibilità di intervento consapevole, lasciandoti abbandonato agli eventi, spinto avanti ed indietro da una forza più grande di te, vinto e succube, preda posseduta da un infinito incomprensibile..
Come in un tango schizoide lui si muove nel suo corpo, riempiendola del suo essere uomo, rendendola ancora femmina e donna, principessa e concubina del suo regno fantastico, creando nella sua mente oramai vinta e soccombente arabeschi di piacere ritmati e deliranti, voli pindarici di ormoni e brividi, castelli di sabbia bagnata appoggiati su nuvole di zucchero filato, treni di pasta di mandorle sbuffanti incenso e lavanda, papaveri nel deserto, enormi sfere di metallo liquido poggiate su di un obelisco che troneggia spavaldo sulle rive di un fiume verticale. Immagini inquietanti come muse digitali, gare ottiche tra i ghiacci antartici, entrambi nudi di fronte alla fulgida luce di un sole di mezzanotte, entrambi rapiti da una aurora boreale riflessa sulla silice vetrificata dal calore dei loro corpi impazziti in un groviglio di sangue, di saliva, di umori e profumi…
Come trasformato in un serpente di velluto lui abbraccia col corpo la sua amante, soavemente sgusciando sul suo corpo pervaso da mille vibrazioni di un piacere che come mille lucciole scintillanti inebriano la sua mente, portandola in un istante dal più oscuro dei pertugi terrestri al più alto tra i picchi innevati di una costellazione remota.
Come due petali di belladonna, leggeri i due amanti stanno consumando la loro passione su di una terra ancora giovane, sconvolta al suo interno da mille terremoti e lava ardente, ma quieta e accogliente sulla sua superficie, come un nido di calore che accolga in un abbraccio di pace momentanea due guerrieri intenti nella loro battaglia dei sensi, ansimanti nel sudore sacro della carne, gementi piacere crescente, mentre la frequenza dei respiri e dei lamenti di goduria aumenta fino ad esplodere nel più fragoroso dei silenzi, nell’esatto istante in cui gli orgasmi esplodono devastanti nei loro corpi, nelle loro menti, nelle loro anime fuse, imprescindibili e completamente soggiogate l’una dall’altra, in un fuoco pirotecnico di dolore, passione, estasi, incomprensibile estraneazione totale dalla realtà materiale per diventare completamente aria, annientarsi nella contemplazione del piacere dell’altro, compenetrato dalla forza del proprio, librandosi nello spazio infinito in un abbraccio devastante, stagliato contro il cielo inneggiante la fragilità terrena dell’essere umano, nella sua indefinibile semplicità materiale e nella sua incomprensibile complessità spirituale.
Ora i suoni, i profumi sono di nuovo presenza dello scenario intorno, ancora più profondi, amplificati dallo stato di grazia della percezione umana stimolata dal piacere sessuale, endorfine che prolungano l’estasi, i due amanti sono distesi sull’erba, scivolati a fianco della panca di travertino nella foga dell’amplesso che li ha resi estranei alla realtà, distesi fianco a fianco, coi corpi ancora percorsi da qualche leggero brivido, sussultanti, bagnati e caldi, esausti ma pieni dell’essenza del rispettivo amante.
Lo sguardo di incrocia ancora una volta, fisso nell’aria estiva, occhi negli occhi a parlare di un qualcosa che la voce non potrebbe esprimere… ancora persi l’uno nell’altra, ancora uniti, anche ad un milione di miglia di distanza, e tutto è completo alla vista del seme della vita insieme.

Marzo 2008.

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30/04/2009 21:57

persepoli

Non c'è dubbio alcuno, sei un poeta e ti sei veramente impegnato, un plauso per questo; un biasimo invece perchè l'hai tirata troppo lunga ed è un pò noiosa. Poi, per dovere di critica, accosti immagini da cultura lisergica a rimembranze da liceo classico..o comunque da poesia arcaica. Devi deciderti, le due cose sono antitetiche. Finisco ribadendo comunque un bravo per l'impegno profuso e per l'animo poetico; in questo mondo, arido e venale, c'è bisogno di più poesia. Desolatia desolatione est terra quia nemo cogitet corde...

28/04/2009 10:28

il padrone

Cazzo ma io dico per scrivere tanto e con una vena poetica da addormentare anche chi e ciuco di caffè, è proprio vero che c'è chi non ha un cazzo da fare. Che dire ........................... do ragione a Catone

27/04/2009 11:48

mauro

scopa di più e chiacchiera di meno

26/04/2009 19:30

mahco

MAH

24/04/2009 14:04

unoetero

Una bella storia scritta con vena poetica, ma proprio quest'ultima cosa, unita alla lunghezza un po' eccessiva, la rendono leggermente soporifera. Se fosse stata un po' più breve sarebbe stato meglio, ma non è male nel complesso.

24/04/2009 06:09

Catone

La quantità di pompose stronzate che hai scritto mi fa pensare che tu non abbia veramente un cazzo da fare nella vita........................ potresti passare meglio il tuo tempo recandoti più spesso a defecare ed aspirando i voluttuosi aromi promanati dal tuo retto merdoso......... forse così smetterebbe di scoreggiarti il cervello..........

23/04/2009 18:12

Franz

Lensflare....ma vai a cagare!

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